Foiano, museo robbiano

Foiano, museo robbiano

Terra di antiche origini, caratterizzata dalla costante presenza in loco di personalità importanti come Andrea e Giovanni della Robbia Proprio relativamente ai della Robbia Foiano vanta tante notevoli opere, che danno a Foiano il carattere di un piccolo e piacevole museo robbiano.

Un esempio di grande pregio è la Madonna della Cintola, tutt’oggi nella Collegiata di San Martino, esemplata sulla pala omologa conservata al Santuario della Verna. In questa pala così come nella produzione cinquecentesca si legge un forte influsso savonariolano, soprattutto nelle figure rigide avvolte in vesti castigate e dalle fisionomie convenzionali.

Un’attenzione particolare merita poi la Madonna col bambino detta anche Madonna della Neve nella chiesa di Santa Maria della Fraternita. Un’opera giovanile di Andrea, realizzata sulla base di un’idea di Luca Della Robbia che va interpretata come una splendida variante di un tema più volte proposto dalla bottega robbiana (come ad esempio nella cosiddetta Madonna “Altman”, conservata a New York, o in quella della collezione Wittmann a Budapest). Se ne può proporre la datazione intorno al 1460 e segna non solo l’esordio di Andrea nella bottega dello zio, ma anche l’inizio della proficua produzione robbiana nell’intera Valdichiana.

Tra i molti capolavori foianesi, si deve necessariamente evidenziare uno stemma gentilizio di bottega robbiana, conservato anch’esso nella chiesa della Fraternita, di cui è stata proposta la paternità a Giovanni Della Robbia.

L’opera di gran lunga più significativa è però senza dubbio il gruppo scultoreo denominato della Vergine dello Spasimo (composto dalla stessa Vergine sorretta dalle Pie Donne, un Cristo ligneo, San Giovanni e Santa Maria Maddalena dolenti e Francesco e Santa Chiara oranti), recentemente riunito dopo molte peripezie nella chiesa di San Francesco, ritenuta a tutti gli effetti la sede originaria. Nel corso del tempo si sono registrate attribuzioni disomogenee, ma oggi la critica prevalente indirizza la paternità dell’opera a Francesco della Robbia (detto fra’ Ambrogio) per le statue in ceramica invetriata e ad Andrea della Robbia per il Cristo ligneo. Comunque la si pensi rispetto all’identità degli autori, di sicuro è impossibile disconoscere la capacità dell’opera nel suo complesso di suscitare profonda emozione nello spettatore.